Frutto del prezioso lavoro delle docenti Chieregato, Brugnatti e Colombani, della collaborazione qualificata del Laboratorio di Ecologia Vegetale dell’Università di Ferrara diretto dal prof. Renato Gerdol -attraverso la consulenza scientifica della dott. Lisa Brancaleoni- e del sostegno economico della Fondazione CARIFE, il progetto Naturalia si è proposto in questi anni il recupero conservativo e la valorizzazione degli erbari storici che provengono dall’antico Gabinetto di Storia Naturale del Regio Liceo.
Questi reperti di erbario, messi a disposizione degli studenti sotto la guida delle insegnanti, sono diventati un luogo di esperienza attiva nei corsi pomeridiani organizzati negli ultimi anni scolastici. Infatti, come richiamato nel Piano dell’Offerta Formativa del nostro liceo, la didattica laboratoriale consente una sistematica integrazione del sapere e del fare, delle conoscenze teoriche e della dimensione pratico-operativa. Questo ha significato costruire occasioni e situazioni di studio e di lavoro, di sperimentazione ed interazione, in cui gli studenti sono stati chiamati ad assumere un atteggiamento attivo diventando protagonisti della progettazione, dell’esecuzione, della verifica e dell’interpretazione del prodotto finale.
Il risultato che si ottiene va ben oltre il lavoro didattico svolto poiché, attraverso l’esperienza realizzata, si sono create le condizioni per lo sviluppo di abilità e competenze di tipo “trasversale” che hanno aumentato la motivazione degli studenti e determinato una maggiore capacità di riflessione su se stessi, sulle abilità e sugli interessi favorendo una migliore consapevolezza rispetto alle scelte post-diploma.
Mara Salvi
Dirigente Scolastico Liceo Ariosto Ferrara
Gli erbari (collezioni di piante essiccate) rappresentano uno dei principali supporti per le Scienze Botaniche. Le tecniche di raccolta, e successiva conservazione al secco, di piante spontanee sono note da secoli e hanno portato all’allestimento di una vasta gamma di erbari, i più antichi dei quali datano addirittura al Cinquecento. I reperti d’erbario, oltre a rappresentare inestimabili archivi della Biodiversità vegetale, vengono quindi correntemente utilizzati nella ricerca scientifica. L’uso primario è quello diretto alla Tassonomia botanica, cioè la classificazione scientifica delle piante. Non meno importante è però il significato degli Erbari quali fonti di dati per indagini dirette alla Conservazione del patrimonio vegetale e anche per studi di Ecologia vegetale applicata inerenti ad esempio il monitoraggio dell’inquinamento. In certi casi, campioni di piante conservate negli erbari storici possono infatti documentare la presenza di specie vegetali in aree dove oggi sono scomparse. D’altra parte, il prelievo mirato – e la successiva analisi chimica - di minuscoli pezzi di campioni d’erbario raccolti in epoche diverse possono consentire la ricostruzione dei trend temporali di accumulo di inquinanti in una certa regione.
La maggior parte degli erbari, quasi tutti censiti nell’Index Herbariorum, si trova presso Dipartimenti universitari, Orti Botanici e Musei di storia naturale. Altri erbari, anche piuttosto antichi, sono però dispersi in diverse strutture pubbliche, soprattutto Istituti scolastici, ma anche Archivi e Biblioteche, o presso privati. Il recupero e la valorizzazione di queste raccolte è un’operazione importante dal punto di vista culturale, scientifico e anche didattico. Culturalmente, il recupero di erbari poco noti rappresenta un arricchimento di archivi di importanza storica. Scientificamente, i campioni custoditi in queste raccolte possono integrare e affinare i risultati delle ricerche scientifiche sopra illustrate. Didatticamente, il coinvolgimento di non addetti ai lavori – studenti della scuola primaria e secondaria – ma anche appassionati e cultori delle discipline botaniche contribuisce alla diffusione delle conoscenze scientifiche in campo botanico. Tutte queste ragioni testimoniano l’importanza dell’iniziativa promossa dal Liceo Ariosto che l’Università degli Studi di Ferrara, per il tramite del gruppo di ricerca da me coordinato, ha ben volentieri assistito e supportato.
Renato Gerdol
Prof. Ord. Dipartimento di Biologia ed Evoluzione, Sez. di Biologia Ambientale, Università degli Studi di Ferrara
Il Liceo classico “L. Ariosto” di Ferrara possiede una vasta collezione di reperti naturalistici e di materiale didattico datati fine '800 - inizio '900, che provengono dall’ antico Gabinetto di Storia Naturale del Regio Liceo. Campioni di vario genere, preparati, modelli e cartelloni didattici, strumenti e vetreria di laboratorio costituiscono un patrimonio di indubbio valore storico-scientifico e rappresentano una chiara testimonianza di una prassi didattica incentrata sull’osservazione e la ricerca sul campo.
Il progetto di museazione naturalistica e storico-scientifica Naturalia, finalizzato al recupero e alla valorizzazione dei antichi reperti naturalistici del Liceo Ariosto, ha preso l’avvio da un suggerimento del Preside Giancarlo Mori nel 1995, due anni dopo l’inaugurazione della mostra permanente Strumentaria, dedicata all’esposizione di diversi strumenti e apparecchi scientifici dell’antico Gabinetto di Fisica del Regio Liceo. Obiettivo del progetto era la realizzazione di un museo di Scienze naturali inteso non solo come luogo di memoria e conservazione delle antiche collezioni, ma anche come spazio di intervento formativo, come strumento di apprendimento e di didattica delle Scienze e come laboratorio di ricerca. L’iniziativa, condotta inizialmente dal prof. Ruggero Lunghi, ha coinvolto docenti e studenti nella realizzazione dei settori espositivi del museo scolastico, sia attraverso specifiche Aree di Progetto sia mediante corsi di museazione scientifico-naturalistica svolti in orario pomeridiano. Questi ultimi sono stati riproposti negli anni offrendo agli allievi l’opportunità di apprendere le tecniche per la pulizia e il restauro conservativo dei reperti, conoscere i criteri e le procedure della classificazione tassonomica, eseguire indagini bibliografiche e d’archivio, curare la redazione di inventari e di cataloghi informatizzati, acquisire i linguaggi e i codici specifici della museologia.
In coerenza con le finalità del progetto Naturalia, nell’anno scolastico 2007/2008, le docenti Maria Alberta Brugnatti e Anna Rosa Chieregato hanno elaborato un progetto pluriennale di recupero conservativo e valorizzazione degli erbari storici del Liceo Ariosto. Tale progetto è stato realizzato grazie al contributo della Fondazione CARIFE di Ferrara.
Gli erbari storici di proprietà del Liceo Ariosto sono stati realizzati prevalentemente nella seconda metà dell'800 e rappresentano exsiccata della flora spontanea di pianura e di alta montagna. Essi sono così suddivisi:
I tre erbari comprendono complessivamente 320 specie, suddivise in 75 Famiglie.
Prima di porre l’attenzione sugli aspetti didattici, si è proceduto alla disinfestazione degli erbari con un blando trattamento chimico e la sterilizzazione a freddo. Successivamente i campioni di exsiccata sono stati sistemati in un apposito armadio provvisto di termo-igrometro acquistato dalla scuola. Si è quindi intrapresa l’attività prettamente didattica realizzando corsi pomeridiani per gli studenti, durante i quali sono state effettuate le operazioni di riordino, pulizia, revisione tassonomica e schedatura scientifica delle specie botaniche. Tali corsi sono stati svolti con la consulenza scientifica della Dr. ssa Lisa Brancaleoni del Laboratorio di Ecologia Vegetale dell’Università degli Studi di Ferrara coordinato dal Prof. Renato Gerdol. Le docenti hanno altresì provveduto a stilare un breve profilo degli autori degli erbari e a censire le loro pubblicazioni. Tra queste, particolarmente interessante è apparso il saggio del Prof. Pietro Voglino intitolato Brevi nozioni per ben raccogliere e conservare le piante, che è stato trascritto previa autorizzazione della Biblioteca Civica Bertoliana di Vicenza. La prof.ssa Paola Colombani ha realizzato nel contempo le tavole artistiche della gran parte delle Famiglie raffiguranti le caratteristiche anatomiche più significative delle specie di appartenenza, mentre il prof. Enrico Bresciani ha fotografato le piante dei tre erbari.
Dopo la raccolta di tutto materiale prodotto, l’aggiornamento delle fonti bibliografiche e sitografiche, il completamento e il controllo dei testi scientifici prodotti dai ragazzi, è avvenuto l’aggiornamento dell’ipertesto Naturalia con la sezione “Erbari” nel sito web del Liceo. Per questa operazione è stato fondamentale il supporto di tipo tecnico-informatico del Prof. Mario Sileo.
Il progetto, iniziato nell’anno scolastico 2007/2008, si è concluso nel 2011 con la pubblicazione on line del catalogo multimediale intitolato “L' hortus siccus del Liceo Ariosto di Ferrara”.
Gli studenti hanno dapprima partecipato ad una lezione introduttiva della dr.ssa Lisa Brancaleoni su che cos’è e come nasce un erbario, poi si sono divisi in base alle proprie attitudini per compiere le diverse operazioni relative agli erbari, tranne quelle di specifica competenza quali la revisione tassonomica, la descrizione delle Famiglie e il confronto floristico, che sono state svolte dalla Dr.ssa Brancaleoni. Alcuni hanno lavorato direttamente sulle tavole d’erbario maneggiando molto delicatamente le piante essiccate sia per la pulizia sia per la spillatura e la sistemazione di eventuali pezzi di piante rotte. Durante questa fase gli allievi hanno provveduto anche alla sostituzione dei fogli e delle “camicie” più usurati con altri a base di carta “Amatruda”, che ha pH neutro, non è trattata con cariche né con sbiancanti ed è conforme alla norma UNI 10332 ratificata con delibera del 4 Febbraio 1994. Altri ragazzi hanno preferito lavorare alla compilazione delle schede scientifiche opportunamente predisposte. Queste ultime sono state redatte solo per le spermatofite tralasciando le pteridofite e le tallofite (alghe, muschi, funghi e licheni), che hanno caratteri distintivi completamente diversi dalle piante a fiore. Altri ancora hanno ricercato sui libri e sul web informazioni relative a ciascuna specie (etimologia del nome, significato di termini botanici, curiosità ecc.).
Per la verifica della classificazione della specie e per la compilazione delle schede descrittive si è utilizzata la “Flora d’Italia” di S. Pignatti (1982), assieme ad altre valide pubblicazioni e web link di botanica qualificati (vedi bibliografia). La “Flora d’Italia” è stata utilizzata anche per l’aggiornamento tassonomico della nomenclatura unita alla “Checklist of the Italian Vascular Flora” (2005). In caso di aggiornamento tassonomico o di vera e propria revisione, è stato inserito nella tavola un nuovo cartellino identificativo della specie accanto a quello originale. Per la revisione tassonomica e le schede descrittive delle specie si è scelto di non adottare il metodo di Takhtajan e Cronquist che, seppure valido e di maggiore intuizione (utilizzato per tutti gli anni ’90), non prende in considerazione le ultime scoperte scientifiche. Si è deciso invece di seguire la nuova classificazione dell’APGIII (Angiosperm Phylogeny Group, 2009) elaborata da un team di ricercatori. Con l’APGIII gli scienziati hanno rivisto il sistema di classificazione delle piante a fiore (angiosperme). Si tratta di una modifica globale e significativa che va a incidere anche sul modo di organizzare le collezioni degli orti botanici e degli erbari, allo scopo di migliorare le informazioni sul futuro uso delle piante. In particolare l’APGIII riunisce le angiosperme nell’unica classe delle Magnoliopsida con la sola sottoclasse Magnoliidae e 16 Superodini. Da alcuni anni, anche a livello universitario, i testi hanno subito un radicale cambiamento in particolare per la tassonomia delle “dicotiledoni”, in quanto oggigiorno i sistematici utilizzano le analisi del DNA che rivoluzionano i rapporti filogenetici. A questo si aggiunge la necessità di utilizzare in sistematica tutti i caratteri della specie per accertare e consolidare la loro somiglianza in modo oggettivo. Di conseguenza molte Famiglie, un tempo considerate indipendenti, oggi scompaiono e vengono riunite con altre (ad es. le Aceraceae rientrano nelle Sapindaceae, le Chenopodiaceae nelle Amaranthaceae, ecc.).
Per la terminologia botanica è stato stilato un glossario finale nel quale si è cercato di evitare concetti troppo specifici o termini a volte di difficile interpretazione. In particolare, nella descrizione della specie ci si è basati sul portamento e sulle dimensioni mettendo in luce soprattutto le caratteristiche degli organi più facilmente osservabili: fusto, foglie, fiore/infiorescenze e frutto/infruttescenze relative alla specie. I caratteri ricorrenti all’interno della Famiglia (quali numero di stami, posizione dell’ovario, numero di petali ecc.) spesso non sono stati riportati nella scheda, perché già indicati nella descrizione generale delle Famiglie. Queste ultime, infatti, sono state illustrate con maggior dettaglio mettendo in evidenza non solo il numero di specie e la diffusione, ma anche caratteri meno preponderanti o tipici delle nostre latitudini, quali le variazioni di portamento (da tipicamente erbaceo-arbustivo in Europa ad arboreo più tipico delle zone tropicali).
A conclusione dei lavori, si può affermare che il progetto di recupero e valorizzazione degli erbari storici del Liceo ha avuto una triplice valenza: culturale, didattica ed educativa. In primo luogo ha evidenziato il valore scientifico degli erbari quali fonti di importanti informazioni sistematiche, morfologiche ed ecologiche delle specie di un territorio; gli studenti si sono stupiti, ad esempio, del fatto che spesso il nome della specie fosse cambiato nel tempo.
In secondo luogo, ha concorso all’acquisizione di un metodo di studio e di lavoro e alla comprensione della differenza tra “guardare” e “saper osservare”. Durante la schedatura scientifica, infatti, molti ragazzi non si sono limitati a trascrivere le caratteristiche delle piante, ma hanno osservato con attenzione e curiosità quelle essiccate e, guidati, hanno cercato di individuare su di esse i corrispondenti caratteri morfologici o fiorali riportati dai testi.
Infine, il progetto ha favorito la scoperta da parte dei ragazzi dell’intrinseca bellezza delle piante, contribuendo così a sviluppare l’amore per la natura e il rispetto per l’ambiente e per la biodiversità.